24 Mag
2016

Didotech: quando l’ERP diventa libero

Uno dei dilemmi di quando si avvia un’azienda, o si pensa ad una riorganizzazione, è la ricerca di un sistema informativo adeguato al proprio business. La ricerca non è mai facile, perché manca sempre qualcosa. Bisogna valutare le funzionalità, se ci sono costi di licenza, formazione e assistenza.Abbiamo già parlato di gestionali open source, analizzando la possibilità di risparmiare i costi di licenza per reinvestirli in formazione, personalizzazione e assistenza.

Didotech, azienda veneta nata nel 2013, che sviluppa LibreERP, un Enterprise Resource Planning (letteralmente “pianificazione delle risorse d’impresa”), ha scelto di andare oltre al classico modello di impresa high-tech, basando la sua mission sul modello di managemnt as a service. Didotech si pone come parter aziendale dei propri clienti offrendo non solo pacchetti software e personalizzazioni, ma portando la filosofia come modello di servizio. Come si legge nella presentazione stessa sul loro sito “è un’azienda reattiva, collaborativa e cluetrain; noi non stiamo sulla curva dell’innovazione, siamo l’agente che spinge la curva dell’innovazione!”. 

Abbiamo chiesto a Carlo Vettore, presidente e socio fondatore di questa azienda, di raccontarci la loro avventura.

Quando nasce la vostra azienda? Quanti siete in azienda? Età media?

Inizialmente ho avviato l’attività da libero professionista come consulente informatico nel 2010, poi nel 2013 è nata la srl. Lavoriamo su commessa, ogni cliente è un progetto che può richiedere un’analisi, uno sviluppo, un’implementazione, una formazione e un’assistenza personalizzata. A gestire i progetti siamo in quattro: io, Andrei Levin, Matjaz Mozetic, Dhaval Patel, Marco Marchiori. La progettazione e la realizzazione della commessa di ciascun cliente richiede varie figure professionali: abbiamo quindi circa una ventina di collaboratori distribuiti in base alle loro skills e alla natura dei progetti. Tutti i nostri dipendenti e collaboratori hanno tra i trenta ed i quaranta anni.

Quali prodotti liberi avete utilizzato per la realizzazione dei vostri progetti?

Il nostro prodotto principale, LibrERP.com, è basato su uno stack composto da Python (Odoo), PostgreSQL e Debian. Abbiamo poi dei prodotti server complementari all’ERP come il backup con Owncloud o il centralino con Asterisk. Vorrei comunque sottolineare che non c’è alcun tipo di fanatismo tecnologico da parte nostra. Ad esempio, le nostre competenze sono principalmente su Python ma abbiamo usato WordPress per il nostro sito aziendale, semplicemente perché era il modo più immediato e rapido per andare in produzione.

Perché avete scelto prodotti liberi e non proprietari?

I prodotti liberi ci permettono di arrivare sul mercato offrendo un servizio personalizzato. I costi di licenza vengono eliminati e questo permette al cliente di investire le sue risorse in uno sviluppo di software personalizzato. C’è poi un vantaggio fortemente legato all’innovazione: gli strumenti liberi anticipano sempre di un paio di anni ciò che il mercato proprietario andrà a proporre come mainstream (i servizi cloud ne sono un esempio).

Contribuite alle comunità di software libero? Se sì in quale modo?

Abbiamo un repository pubblico su GitHub dove rilasciamo il codice Python che sviluppiamo per LibrERP.com. Nel 2015 abbiamo sponsorizzato il Forum sulla Qualità del Software di Milano e siamo tra i fondatori dell’Associazione Industria Italiana del Software Libero, che si occupa di connettere i professionisti e le aziende del software libero in Italia.

Nella selezione degli sviluppatori tenete conto di attività svolte nelle community? Se sì che peso hanno nella scelta?

Gli sviluppatori che pubblicano codice in repository di progetti  liberi  facilitano la valutazione delle loro skills da parte delle aziende. E tuttavia, noi non siamo una technology agency, ma un’azienda di Management as a Service. Questo significa che chi lavora ai nostri progetti non solo deve avere competenze IT, ma anche e soprattutto competenze di business administration, di accounting, di project management, di marketing intelligence o altro in base alla natura del progetto aziendale del cliente. In questo senso devo ammettere che gli ex consulenti SAP che si riconvertono allo sviluppo Python, come il nostro collega Michele Calderara, hanno più chanches di unirsi ad un nostro progetto rispetto agli “sviluppatori di tecnologia puri”.

Quale il vostro modello di business?

Il nostro modello è basato sulla integrazione tra prodotto e servizi ICT. In questo, il Cloud ci ha aiutato molto come tecnologia, perché permette ai clienti di esternalizzare i servizi ICT scaricando su di noi tutte le scelte informatico-tecnologiche. In questo modo è più semplice concentrarsi sulla strategia aziendale.

Che risposta avete dal mercato?

Abbiamo una buona base di clienti che abbiamo costruito negli anni. La ricerca di nuovi clienti avviene solo ed esclusivamente tramite inbound marketing. Tutti noi odiamo essere disturbati dalle proposte commerciali che non ci interessano, per tale motivo non adottiamo nessuna spinta commerciale sul mercato, né tramite chiamate, né con commerciali che visitano le aziende. Creiamo contenuti che reputiamo possano essere interessanti per i nostri potenziali clienti, come le videoguide su LibrERP.com,  e lasciamo che siano le persone a fare il primo contatto, solo se interessate. Questa strategia ci permette di ridurre i nostri costi di marketing, perché abbiamo meno spese commerciali pubblicitarie pure, senza contare il fatto che i potenziali clienti che ci contattano sono già informati su di noi e sui nostri servizi, per cui è più facile spiegare il nostro lavoro. Possiamo quindi dire che andiamo abbastanza bene, soprattutto se consideriamo un fatto innegabile: l’Italia è ferma, tranne che nel caso di Lombardia, Veneto ed Lazio.